Dal 1982, anno della prima diagnosi di AIDS in Italia, al 31 dicembre 2015 sono stati notificati 68.116 casi di AIDS di cui 43. 683 persone risultano decedute al 31 dicembre 2015.
Dopo il Portogallo l’Italia presenta la più alta incidenza di AIDS tra i Paesi dell’Europa occidentale.
Il 51,8% del totale dei casi segnalati tra il 1982 e il 2015, é legato a pratiche associate all’uso di sostanze stupefacenti per via iniettiva (IDU).
La distribuzione nel tempo però, ha mostrato un aumento della proporzione dei casi attribuibili ai rapporti sessuali tanto che quest’ultima è diventata la modalità di trasmissione più frequente nell’ultimo biennio.
Nei casi di AIDS attribuibili a rapporti eterosessuali (16.930), nell’ultimo decennio è diminuita la proporzione degli eterosessuali che hanno un partner IDU, mentre è aumentata la quota degli eterosessuali che hanno avuto rapporti con un partner pluripartner.
Il 74,5% delle persone con nuova diagnosi di AIDS nel 2015, ignorava la propria sieropositività scoprendo di essere HIV positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di AIDS. Questa percentuale è più elevata tra coloro che hanno come modalità di trasmissione i rapporti sessuali.
Nel 2014, sono state stimate 100.049 persone diagnosticate con HIV e in cura presso tutti i Centri clinici italiani di malattie infettive: maschi (72,1%), italiani (82,7%), di età compresa tra 40 e 49 anni (33,0%) e di età compresa tra 50 e 59 anni (29,5%). La modalità di trasmissione più rappresentata è stata quella eterosessuale (37,9%), seguita da maschi che fanno sesso con altri maschi(MSM) (31,3%) e IDU (25,2%).
Altri studi hanno stimato che in Italia, nel 2012, vi erano 125.000-130.000 persone viventi con l’HIV, di cui 12.000-18.000 non ancora diagnosticate. In base a risultati relativi all’anno 2012 almeno un terzo (6.400/(12.000-18.000) dei non diagnosticati totali vivrebbe con un’infezione da HIV già in fase avanzata. La maggior parte di queste persone sono maschi, sia eterosessuali che MSM.