L’HIV é il virus che causa la sindrome da immunodeficienza acquisita:

Ha avuto un impatto sociale estremamente forte in quanto, in assenza di terapia, l’infezione da HIV evolve verso uno stato di malattia che porta alla morte il 100% degli individui colpiti.
L’infezione non ha una propria specifica manifestazione, ma si rivela esclusivamente attraverso gli effetti che provoca sul sistema immunitario. Il virus infetta i linfociti: una sotto popolazione dei globuli bianchi che svolge un ruolo chiave nel funzionamento del sistema immunitario.
Il linfocita infetto legge il genoma virale e produce nuovi virioni. Questi formano le proprie membrane esterne utilizzando il materiale della cellula che li ha prodotti procurandole la morte. È quindi il processo replicativo, non l’ingresso o la permanenza del virus nella cellula, che è dannoso. Le terapie farmacologiche odierne agiscono sulle proteine e sugli enzimi del virus al fine di inibire la replicazione e l’aggancio a nuovi bersagli. Purtroppo non esistono terapie che lo eradichino. 

 

L’infezione da HIV, per ragioni pratiche, viene divisa in tre stadi:

Solo con l’ultimo stadio si arriva all’immunodeficienza.

  1. Infezione acuta: Appena il virus penetra nell’organismo, va incontro ad una rapida ed imponente replicazione. Il virus va a cercare cellule all’interno delle quali insediarsi stabilmente, al fine di costituire un serbatoio che durerà per tutta la vita della persona infettata. Questa fase è asintomatica oppure presenta un quadro clinico poco specifico (simile a quello di un’influenza). In questa fase la persona è già in grado di contagiare.
  2. Fase di latenza clinica: La fase acuta viene interrotta dalla comparsa della risposta immunitaria (che di solito ha bisogno di diverse settimane per attivarsi). Gli anticorpi prodotti dall’organismo neutralizzano un’alta quantità di virus libero presente nel sangue. Questa fase può durare molto a lungo, anche decenni. Dal punto di vista clinico le condizioni del soggetto sono per lo più stabili, ma dal punto di vista virologico la replicazione persiste, in particolare nei tessuti linfatici, sebbene venga tenuta sotto controllo dalla risposta immunitaria. Il tessuto linfatico che ospita la replicazione virale va però incontro a un progressivo deterioramento e, con il passare del tempo, perde la capacità di reintegrare completamente i linfociti distrutti dal virus. Inoltre, le frequenti mutazioni dello stesso, portano alla continua comparsa di popolazioni virali diverse da quella originale, alle quali il sistema immunitario è continuamente sollecitato ad adeguarsi.
  3. Fase sintomatica:  Gradualmente la carica virale riacquista forza. Quando il numero di linfociti scende al di sotto di una soglia critica, l’organismo non riesce più a difendersi da tutta una serie di ospiti abituali normalmente del tutto innocui o scarsamente patogeni. Fino a qualche anno fa, a questo punto era solo questione di tempo (sei mesi, un anno), e l’individuo andava incontro a infezioni sempre più gravi e ravvicinate che portavano a un progressivo e inarrestabile decadimento generale, letale nel 100% dei casi. Oggi i farmaci di nuova generazione hanno cambiato completamente la prognosi degli ammalati. Si ritiene che il trattamento terapeutico antiretrovirale di ultima generazione (che può iniziare fin dalla fase iniziale), consenta un incremento medio dell’aspettativa di vita attorno ai 30 anni, fino anche ai 40-50. Addirittura, persone sieropositive già nella terza fase possono riuscire a recuperare un buon numero di linfociti e tornare a godere di buona salute.

Settembre 2017

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *