L’infezione da HPV è in assoluto la più frequente infezione sessualmente trasmessa. L’assenza pressoché totale di sintomi ne favorisce la diffusione in quanto, la maggior parte degli individui affetti, non è a conoscenza del processo in corso.

Rappresenta il principale fattore di rischio per il carcinoma della cervice uterina (collo dell’utero). Questo tumore è stato il primo ad essere riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile ad una infezione: esso è infatti causato, nel 95% dei casi, da una infezione genitale da HPV.
In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono ogni anno a causa di questo tumore. Per questo è fondamentale mettere in atto misure preventive che consentano di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che esse evolvano in carcinoma.
Esistono più di 100 genotipi del virus HPV che infettano l’uomo, di questi un terzo è associato a patologie del tratto anogenitale, sia benigne che maligne. Il genotipo 16 è responsabile di circa il 50% dei casi di cancro alla cervice uterina, il genotipo 18 del 20% e i restanti genotipi di circa il 30%. I genotipi 6 e 11 sono responsabili del 90% dei condilomi genitali.
La maggior parte (80-90%) delle infezioni da HPV è transitoria e guarisce spontaneamente senza lasciare esiti. In altri casi, però, il sistema immunitario non riesce a sconfiggere l’HPV. Nel 10% circa delle donne contagiate dal virus, l’infezione può diventare cronica: se il virus responsabile appartiene alla categoria dei virus “ad alto rischio”, le lesioni possono trasformarsi in una lesione tumorale. Generalmente il tempo (variabile da caso a caso) che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni.

Ribadisco l’assenza di sintomi: la sintomatologia si manifesta, purtroppo, quando il carcinoma è già è in fase avanzata.

L’HPV può dar luogo ad altre manifestazioni cliniche che, nella maggior parte dei casi, non causano dolore:

  • Le verruche: si manifestano a livello del pene, della cervice uterina, della vulva, della vagina, (a proposito scusate, non l’ho ancora chiarito: la vulva è la patata di fuori, la vagina e la patata di dentro), dell’uretra, del perineo e dell’ano. Possono inoltre evidenziarsi anche in sedi extragenitali, come a livello della congiuntiva, del naso, della bocca, della laringe. Spesso presentano dimensioni così piccole da renderne difficile l’identificazione a occhio nudo.
  • Condilomi acuminati: singole o raggruppate escrescenze o protuberanze sulla cute o sulla mucosa genitale, sull’inguine, ano o cavità orale; si possono manifestare dopo settimane o mesi dal contagio.
  • Carcinoma del pene, dell’ano ecc.
  • Papillomatosi respiratoria recidivante: formazione di escrescenze a livello della laringe, che possono bloccare la respirazione (si manifesta soprattutto in neonati contagiati da madre infetta durante il parto).

I ceppi responsabili delle verruche genitali non sono gli stessi implicati nell’insorgenza del tumore della cervice uterina; di conseguenza una persona colpita da condilomi acuminati, non presenta necessariamente un rischio aumentato di neoplasie ano-genitali.

Settembre 2017

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *