Ho un problema con la mia faccia.
Non quando me la porto a spasso. Assolutamente. Non mi imbarazzava nemmeno quando pareva una zucca gialla e bitorzoluta invece di un volto. Finché non me la ricordava l’espressione sconcertata di qualche passante, riuscivo addirittura a dimenticarmene.
Non mi mette più a disagio nemmeno lo specchio. Anche se ho più baffi di quanti ne vorrei e la barbetta caprina come quella di mia nonna. Diamine! Da bambina quanto l’ho presa in giro per quei peli ispidi e diafani, diritti come pali della luce a rovescio.
Ricordo che, nei mesi successivi al primo intervento, guardarmi riflessa era una tragedia. I medici avevano cercato di prepararmi al malcontento che mi avrebbe afflitta, ma io non avevo concesso loro molta credibilità: avevo dato per scontato che il recupero della funzionalità avrebbe surclassato qualsiasi rammarico estetico. Porca paletta se avevano avuto ragione!