Cit. da “TRECCANI – La cultura italiana”
Non vogliatemene, so benissimo che sto cercando il pelo nell’uovo ma non posso farci nulla, sono pignola e questa cosa bisogna che la puntualizzi: il fatto è che io, nella definizione di masochismo, non mi ci riconosco mica tanto. In maniera particolare, mi sento assai lontana dall’estensione che il termine assume nel linguaggio comune.
Di guai ne ho avuti parecchi nella mia vita. Non me ne sono mai compiaciuta, né mai mi ci sono crogiolata dentro. Al contrario, ho sempre fatto tutto ciò che è stato in mio potere per tirarmene fuori alla svelta e il meno ammaccata che mi fosse possibile.
Trovo realisticamente scorretto e intellettualmente assai di cattivo gusto, il fatto che si possa supporre che un lutto, uno dei miei innumerevoli problemi di salute o una mia qualsivoglia sventura, possano avermi mai procurato gratificazione. Per farvela breve, se mi tiro una martellata su un dito mentre appendo un quadro, non provo alcunché di piacevole, m’arrabbio e basta.
Ma veniamo alla psicosessualità, visto che rappresenta l’ambito all’interno del quale si concretizza il mio appagamento.
Cito: “…associare gli stati di piacere con condizioni di sofferenza…”
A me parrebbe molto più calzante se fosse scritto al contrario: “…associare condizioni di sofferenza con stati di piacere…”
E aggiungerei un aggettivo: “…associare determinate condizioni di sofferenza, con stati di piacere…”
Sono in grado di godere parecchio, sia del dolore fisico, sia di alcuni stati di stress psichico, ma ciò può accadere esclusivamente a patto che lo stimolo si verifichi in un contesto spazio temporale adeguato, all’interno di una ben definita dinamica relazionale e lungo la scia di una mia predisposizione interiore!
Ciò che percepisco leggendo la definizione del dizionario, mi pare che sia invece uno status totalitario e ineluttabile, oltretutto e sopratutto, non associato ad un clima di benessere.
Probabilmente verrà percepito come un paradosso ma desidero comunque concludere la mia odierna elucubrazione affermando che io non voglio affatto stare male, bensì ho tutta l’intenzione di godere.
Ovvio, continuerò a definirmi masochista con buona pace dell’anima mia anche se, certamente, mi troverei decisamente più a mio agio se venisse coniato un lemma un pochino più appropriato. Proposte?
14 Febbraio 2018
2 Comments
Attribuire un significato ad una determinata parola e codificarla, è una pura convenzione umana dettata dal bisogno di fare ordine nelle cose.
Il termine masochista deriva da Leopold von Sacher-Masoch un giornalista, romanziere e scrittore austriaco, di origini spagnole e ucraine, vissuto nell’800 che raggiungeva l’appagamento mentale e sessuale nel ricevere dolore.
Credo che nemmeno lui, se avesse sbattuto il mignolo del piede contro lo stipite di una porta, sarebbe stato felice e ne avrebbe goduto :) ma, in un contesto adeguato, farsi schiacciare lo stesso mignolo dal tacco di una domina, lo avrebbe portato al settimo cielo.
Vivi e godi della tua condizione di masochista senza crearti conflitti, ripeto, per una stupida convenzione riportata sui dizionari.
Per addolcire la pillola? nah.